Diegozilla Lab, ULTIMA lezione. (DSB 40 di 42)
31 luglio 2013 • By Diego CajelliTipo che non mi ricordo più niente del Diegozilla Lab, è passato troppo tempo.
Eppure, nonostante sia passato un secolo, sia stata fatta una lezione finale a Lucca Comics, c’è Stefano che mi dice che manca l’ultima lezione.
Me lo dice da anni, educatamente, con messaggi postati un po’ qui e un po’ la. Me lo ha chiesto anche oggi su Twitter. Sperava che in questi 42 post in 24 ore ci fosse anche l’ultima lezione del Diegozilla Lab.
Allora, onestamente. No. Non c’era. Però questa follia dei 42 post in 24 ore mi sembrava una buona scusa per accontentarlo e farlo felice.
Quindi, non ricordandomi una meenchia, vado a rivedermi tutto il Lab.
Ecco qua il riassuntone linkone:
Fase 1, scrivere. Parte 1
Introduzione sulla scrittura legata ai generi narrativi. Varie ed eventuali.
Fase 1, scrivere. Parte 2
Il famoso righello.
Fase 1, scrivere. Supplemento 1
Approfondimento sulla questione del righello.
Fase 1, scrivere. Parte 3
Il protagonista, l’eroe classico e l’eroe moderno.
Fase 1, scrivere. Parte 4
I prologhi e gli epiloghi.
Fase 2, scrivere fumetti. Parte 1
La differenza tra scrivere e sceneggiare. Immagini in movimento e scrittura per immagini dirette.
Fase 2, scrivere fumetti. Parte 2
Vignetta come unità narrativa, tempi, spazi, scegliere che cosa raccontare.
Fase 2, scrivere fumetti. Parte 3
Come funziona la vignetta come unità narrativa.
Fase 3, sceneggiare fumetti. Parte 1
Dare un nome alle cose, modulo di sceneggiatura, varie ed eventuali.
Fase 3, sceneggiare fumetti. Parte 2
Linguaggio tecnico base per sceneggiare un fumetto.
Panico.
Così a occhio, non mi sembra che manchi qualcosa.
Così a occhio, tutto quello che dovevo dire l’ho detto.
Tipo che mancherebbe una lezione sui dialoghi e sulle didascalie, ma quella è una materia sulla quale la sensibilità personale nell’uso degli aggettivi fa la parte del leonissimo.
Allora che cosa manca?
Se Stefano dice che manca qualcosa avrà sicuramente ragione.
Di sicuro è colpa mia.
Avrò detto o scritto da qualche parte che avevo ancora qualcosa da dire in merito, anche se non era vero. In quel momento stavo raccontando palle e mi hanno creduto.
Di nuovo.
Potrei uscirmene in modo filosofico, dicendo che l’ultima lezione del Diegozilla Lab è che anche i maestri sbagliano, mentono e fanno un sacco di cazzate.
Però mi sa che Stefano mica se la beve.
Allora facciamo così.
E che dialoghi siano.
Copio e incollo, senza editare, senza riscrivere, la sbobinatura di una mia lezione sui dialoghi che ho tenuto eoni fa.
Eccola qua.
L’ultima lezione del Diegozilla Lab.
Le parti di testo sono collocate in questi due sistemi di comunicazione: DIDASCALIA e BALOON che esistono e convivono con gli elementi grafici.
Molti identificano il fumetto tramite il baloon, per quanto sbagliato, dà l’idea dell’importanza. Per molte persone sceneggiare un fumetto è scrivere il testo dentro didascalie e baloon.
Quello scritto nei baloon a volte risulta oltremodo didascalico, solo per far capire il fatto al lettore, rischiando di essere percepito in maniera banale. Il baloon è come una lente di ingrandimento, un concetto banale o superficiale viene amplificato risultando altamente fastidioso. Di solito si cazzeggia pochissimo nei dialoghi, ma il 90% sono in funzione della storia, di quello che succederà, ed è triste quando viene fatto in maniera diretta, attraverso il monologo. Questo è lo SPIEGONE del cattivo dei fumetti.
Per dare le spiegazioni al lettore ci basiamo sull’INTERRELAZIONE DINAMICA del linguaggio, cioè due modi per dire una cosa: 1)DIRETTA CLASSICA, per il fumetto classico, classica maniera in cui il fumetto spiega se stesso. 2)INDIRETTA, senza dire le cose ma sottointendendole, creando un’interrelazione tra i personaggi, che ha però la necessità di strutturare i dialoghi dei fumetti usando le classificazioni della personalità umana di Jung.
Il sistema per strutturare il dialogo in modo dinamico è usando le classificazioni della personalità umana di Jung: ES, EGO e SUPEREGO. Queste sono le ISTANZE PSICHICHE junghiane che sono tre valenze che ognuno di noi ha all’interno della propria personalità.
Il nostro vivere quotidiano è la continua ricerca di un equilibrio tra queste istanze.
− ES spinge per il soddisfare le proprie pulsioni, è l’inconscio, non ha un valore, è istinto puro.
− EGO è la parte coerente, che media.
− SUPEREGO è insieme di modelli comportamentali e che dà divieti e comandi, è la parte più normativa, legata al modello da perseguire, cerca di placare l’ES.
Per creare il corretto livello di tensioni, per creare un dialogo che ragioni per ellisse, bisogna creare PERSONAGGI ISTANZA che corrispondono in toto a una delle istanze psichiche, con un ragionamento di base: bisogna creare un’interrelazione dinamica tra ALMENO due personaggi, con delle personalità in contrasto (Vd Tex e Carson, torniamo al discorso di eroe e spalla). Bisogna creare casini per far venire fuori la narrazione.
Le DIDASCALIE si differenziano in tre tipi:
− DID. TEMPORALE, con scritta che indica tempo e luogo, banalissima.
− DID. FLUSSO DI COSCIENZA, in prima persona e genericamente sono i pensieri del personaggio. Non è facile non renderlo retorico, triste e noioso. Va fatto a parte, non mentre sceneggiate, non appartiene alla nostra tradizione di didascalia. La lingua italiana non ha quel ritmo dell’inglese, è molto più prolissa e meno asciutta (vedi -MENTE). Bisogna leggere poesie inglesi, ascoltare blues e leggeri fumetti in inglese che hanno un andamento preciso. E’ difficile che si realizzi in Italia.
− DID. CON VIRGOLETTE, vuol dire che stiamo leggendo un voce fuori campo (vfc), il discorso precedente viene continuato e completato in didascalia, importante per il “show, don’t tell”.
LINGUAGGIO e DIALOGO:
Ricordati di identificare sempre il soggetto, non perché il lettore è scemo ma non essendoci movimento o sonoro, dobbiamo essere sicuri del riconoscimento, ribadendo i nomi.
Meno baloon più è veloce da leggere. Evitate baloon di 26 righe, se il lettore lo salta, è perché lo sceneggiatore è un pirla, non è colpa del lettore, bisogna parcellizzare il dialogo in maniera dinamica (personaggi in contrasto come già visto) creando un ping pong di azione e reazione.
Il baloon gigante è spesso dato perché non è stato ben calcolato lo spazio, ma noi facciamo la scaletta e non abbiamo di questi problemi.
Con i dialoghi creiamo dei ritmi narrativi che in qualche misura incidono sui tempi di lettura.
Il dialogo può creare dei ritmi usando le meccaniche simili a quelle del volta-pagina: è interessante collocare la domanda del personaggio nell’ultima vignetta di pagina dispari e la risposta alla girata (che non sia “come stai?”), dando un ritmo anche fisico al discorso.
La lunghezza di un dialogo deve essere attutito dal movimento della camera.