Diegozillab: Fase 3_Sceneggiare Fumetti_Lezione 1.

Per Idea, si intende questo:
Il Western con gli Ufo.

Per Soggetto, si intende questo:
Titolo: Alamogordo 8 tavole autoconclusive.
Uno sceriffo segue un pistolero, arrivano in una città dimenticata al confine con il Messico.
Arrivano i dischi volanti, con a bordo i Grigi di Zeta Reticuli. Temporanea alleanza. Sconfiggono l’invasione aliena. Lui lascia andare il pistolero, gli da un po’ di vantaggio, poi riprende la caccia.

Per Sceneggiatura, si intende questo:

TAV 2

1: Pa laterale, Art a cavallo, beve un sorso di whisky sotto il sole cocente.

Dida: Lo stavo per raggiungere un quel buco di città dove si era rintanato, forse credeva che di
fronte a questo deserto mi sarei fermato…

2: Campo Lunghissimo, tipo cartolina. Deserto, sole cocente, Cow Boy piccolino piccolino che cavalca verso il fondo della vignetta.

Dida: Sbagliava.

3/4: Classica, schifosa, cittadina di frontiera western. Vediamo la main street con le case di legno disposte sui due lati, ci sono le classiche cose delle cittadine di frontiera, compreso il Saloon che vediamo sul lato destro. C’è della gentaglia in giro, e non c’è l’ufficio dello sceriffo.
Vediamo Art arrivare a cavallo, lento, cavalca per la Main diretto al saloon. Qualcuno lo guarda male.

Dida: Alamogordo era solo un grumo di sabbia, era segnata sulle carte, così i viaggiatori sapevano
da dove NON passare per raggiungere il Messico.

Dida: Non c’era nemmeno l’ufficio dello sceriffo, era il posto ideale per nascondersi.

5: Cm frontale.
Art di spalle, lega le briglie del cavallo alla passerella di fronte al saloon.

Dida: Sapevo dove trovare il mio uomo.

6: Frontale, Pa, Art entra nel saloon aprendo le classiche porte a sportello.

Dida: Alamogordo non aveva uno sceriffo, non era un problema.
Dida: La taglia diceva: Vivo o Morto.
Dida: E i morti sono più semplici da trasportare.

(Nota: Storia pubblicata eoni fa su Skorpio, disegnata da Walter Venturi)

Per Trattamento, si intende una roba che servirebbe un blog apposta per scriverlo tutto.

Per Racconto, si intende questo:
Lontano, nei dimenticati spazi non segnati nelle carte geografiche dell’estremo limite della Spirale Ovest della Galassia, c’è un piccolo e insignificante sole giallo.
A orbitare intorno a esso, alla distanza di centoquarantanove milioni di chilometri, c’è un piccolo, trascurabilissimo pianeta azzurro–verde, le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, sono così incredibilmente primitive che credono ancora che gli orologi da polso digitali siano un’ottima invenzione.
(Douglas Adams, La guida galattica per gli autostoppisti)

Per Articolo, si intende questo:
LOS ANGELES - Era l’idolo di milioni di ragazzini: la star della tv Skylar Deleon, reso celebre dalla serie «Power Rangers», è stato giudicato colpevole di triplice omicidio da un tribunale americano. Rischia dunque la pena capitale. L’allora ragazzo prodigio, oggi 29enne, approdato nel serial a 14 anni, si è trasformato nella vita reale in un feroce omicida. Da tre anni è rinchiuso in un carcere californiano a Santa Ana.

Bene. Noti le differenze tra Soggetto e Racconto?
Il Soggetto NON è narrativo. Il soggetto spiega la storia. Punto.
Che storia spiega? Quello che verrà raccontata poi, in sceneggiatura.
Ho messo apposta una pagina di sceneggiatura senza dirti niente, così prima si notano le cose strane, e dopo ne parliamo. Dopo.
Hai presente tutto il discorso legato alle vignette? All’importanza di ragionare e di pensare alla storia usando la vignetta come unità narrativa? Ecco.
La sceneggiatura per un fumetto descrive vignetta per vignetta tutto quello che accade nel fumetto.
Ogni vignetta viene raccontata, spiegata, analizzata, giustapposta, eccetera ecceterone.
Le pagine le chiamiamo tavole. C’è una corrispondenza tra tavole di sceneggiatura e pagine del fumetto. Per ogni pagina corrisponde una tavola di sceneggiatura. Significa che per un fumetto di 100 pagine, qualcuno ha scritto 100 tavole di sceneggiatura.
Vignetta per vignetta, con dialoghi e tutto quanto.
La sceneggiatura non è un prodotto narrativo autosufficiente come un racconto o un romanzo. La sceneggiatura è soltanto il primo passo di un prodotto narrativo autosufficiente che si chiamerà fumetto, e che sarà pronto tra un bel po’.
Il lettore si ritroverà tra le mani il frutto finale di un lungo lavoro, un lavoro che si inizia scrivendo, si prosegue disegnando, e si conclude ri-scrivendo e ri-disegnando.
La tua sceneggiatura, a meno che tu non sia l’Alan Mùr del futuro, la leggeranno soltanto due persone: il tuo editor e il tuo disegnatore. E’ rarissimo che lo script arrivi sotto gli occhi dei lettori. Loro leggeranno unicamente il prodotto finale.
(E’ un discorso generico, sia chiaro. Poi le limited edition ultra fan collector con lo script a fronte esistono ed esisteranno sempre. Ma è roba per appassionatissimi, chiaro?)
Questo cambia le cose?
Un sacco. Cambia il modo con cui uno scrive. L’importante, nelle descrizioni delle vignette, delle strisce e delle tavole, è essere chiari verso il disegnatore.
E’ a lui che ci si rivolge in sceneggiatura, è a lui che si fanno appunti, spiegazioni, schemini e tutto quanto. La missione, per entrambi, è quella di riuscire a realizzare un buon prodotto finale.
Un buon prodotto narrativo autosufficiente chiamato fumetto.
Per essere il più chiari possibile, oltre alla bravezza personale degli sceneggiatori, c’è un linguaggio tecnico, simile a quello del cinema.
Il linguaggio tecnico, grossomodo comune a tutti. Descrive campi e piani, dando dei nomi tecnici alle inquadrature. Questo non facilita le cose per un cazzo.
No, non è vero. In un certo senso le facilita per il disegnatore, ma incasina abbestia tutti quelli che arrivano dalla televisione e dal cinema e vogliono fare fumetti.
Vale lo stesso discorso degli scrittori in prosa. E’ complicato passare dalle immagini evocative a quelle dirette. E’ altrettanto complicato passare dalla scrittura in sequenza con immagini in movimento, alla scrittura per vignette con immagini ferme.
Quelle belle paroline che danno i nomi alle inquadrature le vedremo nella prossima lezione.

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