Real Diegozilla, Tutto Il Resto

Milano, tag, muri e B Boys.

17 settembre 2010 • By

(Forse questo post farà incazzare S3keno. Anche perché, a memoria, mi sa che è stato lui a insegnarmi a “leggere” le tag. Poi però faremo pace.)

Ho il brutto vizio di voler capire le cose e la curiosità come passatempo.
Allora mi sono segnato sul mio fedele taccuino tutte le tag che ricoprono i muri del palazzo in cui abito. Quelle negli androni, sotto i portici, sul clinker, sui cassonetti, sulle fermate dell’autobus, sulle serrande dei negozi, quella dell’edicola e sulla carrozzeria di un furgone.
Volevo capire. Sentivo il bisogno di approfondire la mia conoscenza a proposito di questo territorial pissing grafico.
Ho preso nota delle tag sui muri e le ho buttate dentro Google.
Otto minuti dopo, avevo davanti nomi e cognomi, facce, luoghi di ritrovo, indirizzi, relazioni, messaggi, appuntamenti, foto delle vacanze, fidanzate, voti scolastici, e tutto quanto.
Uno malvagio, in possesso di queste informazioni, chissà che cosa combinerebbe. Io invece, ho fatto un bel viaggio in un mondo che non conoscevo.
Ho scoperto un sacco di cose.
Le tag nella mia zona le hanno fatte quasi tutte i membri di un’unica crew.
Sono molto carini, con le faccine da duri e le pose da downtown losangelesbellafratè.
Ho scoperto di trovarmi a Milano Westa. C’è anche un gesto da fare con la mano, accavallare l’anulare sul medio formando un “W”.
Ho imparato come si fa, e lo farò in tutte le occasioni possibili.
Sono tutti minorenni o quasi, e vanno a scuola qui nei dintorni.
Fatto sta che la cumpa non solo marca il suo territorio con le tag. Quasi tutti i membri fanno rap, e hanno i loro spazi su MySpace.
Sono dei Bìbboizz.
Vado ad ascoltarmi le loro canzoni. Arrivati a questo punto non posso tirarmi indietro.
Ecco.
Vorrei dire ai ragazzi di Milano Westa che sapere l’italiano è piuttosto importante quando si scrivono dei testi in italiano.
Non dico arrivare all’illuminazione che cadenza e metrica hanno la loro parte nella composizione, ma perlomeno sapere che tracce si scrive senza la “i” e che rap non si scrive rep.
Ecco.
Questo disagio mi mette a disagio. Comprendo e sostengo i mezzi con cui il bisogno di esprimersi viene vomitato nella società. Ma in questo caso specifico, qui a Milano Westa non mi trovo davanti all’espressione artistica, grafica o musicale, di una necessità interiore.
Qui da me si esprime un’ignoranza belluina e un superficiale tentativo di imitazione.