Racconti, Scrittura

Le avventure di Panna Praderio.

21 luglio 2004 • By

L’Invernale Timberland

La sveglia a forma di cuoricino si attivò verso le otto e un quarto, guardò verso Panna che dormiva serena tra le lenzuola rosa, non avrebbe mai voluto svegliarla, ma del resto, quello era il suo compito.
- Panna, Pannina, svegliati che è già mattina!
Sussurrò dolcissima la sveglia cuoricino.
Panna aprì gli occhietti e sorrise, accarezzò la sveglia e si guardò attorno.
- Grazie sveglia! e Buongiorno mondo!
Disse Panna, che a differenza di tutte le altre bambine, al mattino, il suo fiato sapeva di fragola.
Fu lieta di scoprire che la sua cameretta non era cambiata durante la notte.
Il Grande Libro degli Aggettivi, regalo del principe di Boemia era ancora lì, a reggere l’armadio modello Mammut dell’Ikea a cui mancava una gamba.
La tappezzeria con Leonardo Di Caprio era ancora tutta intera, il suo computer della Fisher Price era spento, gli aeroplanini appesi al lampadario giravano silenziosamente, ma soprattutto, le Barbie da collezione erano ancora riposte ordinatamente in una vetrinetta, nessuna era scappata durante la notte.
Sorrise, le piacevano tanto le mattine ordinate.
Lo scendiletto peloso, a forma di Vincenzo Mollica, aspettava solo i suoi pedini, e presto arrivarono, scese dal letto, si infilò le ciabattine a forma di leprotto e andò in cucina.
Fece una colazione abbondante, due vasche di Choco Pops e dei Pizzoccheri del giorno prima, freddi.
Si vestì e si mise ad aspettare il postino, come tutte le mattine, il postino le portava il lavoro a casa, dei simpatici Comunicati Stampa delle case cinematografiche da imparare a memoria.
Quella mattina, il postino, avrebbe dovuto portarle tutto quello che le serviva per parlare della riedizione de L’Infernale Quinlan in divudì.
Ma quel giorno, il postino era in ritardo.
Panna cominciò ad innervosirsi, lo aspettava da due ore e aveva quasi finito di leggere un Gioca e Colora per intero, ma quel maledetto postino non era ancora arrivato.
Smise di rosicchiare la Penna Magica quando suonarono alla porta.
Era il postino.
Ma non era bello, pulito, profumato e somigliante a George Clooney come al solito, era madido di sudore, spettinato, con negli occhi un’espressione di terrore assoluto, e guardando bene era il ritratto sputato del tizio che fa la pubblicità dei Pennelli Cinghiale, quello in bici con il pennello dietro la schiena.
Con un filo di voce, prima di schiattare a terra, stroncato da un infarto, sussurrò:
- Panna! Hanno rubato i comunicati stampa!
- Chi?!
- Gli sgherri del Dottor Male!
Sibilò schiantandosi al suolo.
- Maledetto dottor Male!
Urlò Panna Praderio, il suo urlo rimbombò tra le mura di casa, il ritratto di Matt Demon pianse e le porcellane di Capodimonte tintinnarono nella credenza.
Senza Comunicati Stampa, Panna non sapeva cosa fare, e quando non sapeva cosa fare, aveva bisogno di qualcuno che glielo dicesse.

Il telefono a forma di elefantino blu corse da Panna, indicando con la proboscide la tastiera sulla sua schiena.
- Usami! Usami!
Disse l’elefantino, preoccupato perché non aveva mai visto la sua padrona così arrabbiata.
Panna prese il telefono elefantino blu e chiamò il suo capo.
- Capo! Hanno rubato i comunicati stampa! Non so cosa dire dell’Invernale Timberland!
- Di quello che ne pensi!
Disse il suo capo, saggio.
Panna rimase in silenzio per tre ore e tre quarti.
Dall’altro capo del filo, il capo, saggio e paziente, continuò a cercare le differenze tra il disegno a destra e quello a sinistra, a pagina 22 della sua Settimana Enigmistica, aspettando che Panna si riprendesse dal colpo.
- Non mi stai chiedendo un po’ troppo?
Chiese Panna, sospirando.
- Sono sicuro che puoi farcela, qui tutti contiamo su di te, so che ti chiedo molto, moltissimo, ma sono sicuro che dopo questo sforzo immane anche tu ne sarai felice!
- Non ho capito.
Disse Panna.
- Volevo dire…No.
Rispose il capo.
Panna sorrise, aveva trovato la soluzione a tutti i suoi problemi, e la comunicò immediatamente al suo capo:
- Dovrebbe essere un film di Orson Welles, ho letto su Topolino di questa settimana che è un regista importante, siccome non ho tempo di vedere il film, perché devo pulire il Dolce Forno della Harbert, non è che potrei andare ad intervistarlo?
Chiese Panna, mentre degli uccellini, cinguettando, si posavano sulle sue spalle.
- Oppure, senti che idea! Ho ancora il cellulare di Robin Williams, posso chiedere a lui il numero di Orson, del resto lo chiamava tutte le sere! ti ricordi? Mork a Orson! Rispondi Orson!
Dalla finestra comparve Elton John dietro al suo pianoforte, per una colonna sonora ideale.
Due Cervi arrivarono in salotto, un roseto germogliò accanto ad una parete, e un arcobaleno collegò il bagno e la cucina.
- Credo che sarà dura intervistare Orson Welles, date che è morto!
Disse il capo, secco.
Tutto si ingrigì, i colori accesi si spensero, fuori, delle nubi cariche di pioggia chiusero il cielo, i cervi si trasformarono in salami seduta stante, e gli uccellini caddero nella polenta.
Panna mise giù il telefono con le sue ultime forze.
Panna pianse, ferita nel suo animo sensibile da una simile notizia, singhiozzò, sconvolta dal dolore, tirò su col naso anche se non si fa, e sprofondò nel suo divano.
Poi si fece forza, era una professionista, una simile notizia non doveva impedirle di fare il suo lavoro, si alzò e andò nella sua cameretta, decisa a scrivere il migliore articolo della sua vita, se non altro per onorare la prematura scomparsa di Orson Welles.
Accese il suo computer della Fisher Price e cominciò a scrivere un pezzo sulla tragedia, era molto ispirata e si rese conto di quanto veniva bene.
Parlò della prematura morte di un regista amico di Mork, amante degli scarponcini da lavoro americani foderati di pelo, scomparso improvvisamente, guarda te che sfortuna mannara, il giorno prima dell’edizione in dividì di un suo film.
Era una mattina difficile, ma grazie al cielo stava finendo.