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Lucca Comics & Games

Altre serie e altri volumi!, Fumetto

Il Ragazzo Invisibile, il film, il fumetto.

11 settembre 2014 • By

Forse sarebbe meglio dire: il fumetto e poi il film, dato che uscirà prima cartaceo e poi filmico. Ma andiamo con ordine.
Se per caso segui un po’ quello che faccio, forse saprai che sono stato coinvolto come sceneggiatore nel progetto editoriale legato all’ultimo film di Gabriele Salvatores: Il Ragazzo Invisibile. Uscirà nei cinema a Natale, è una pellicola teen-supereroistica da bacio sotto il vischio.
Appena dici “supereroi”, ti compare subito un albo a fumetti tra le mani. E così è stato.
Panini Comics con Indigo Film ha prodotto il fumetto tratto dal concept del film.
Una miniserie in tre volumi, formato ammeregano, albi da 48 pagine a colori.
Ai disegni ci sono: Giuseppe Camuncoli, Werther Dell’Edera e Alessandro Vitti, le copertine le ha fatte Sara Pichelli. Visti i nomi dei disegnatori coinvolti, potevo anche scrivere la sceneggiatura bendato, alla guida di un triciclo in discesa dallo Stelvio contromano strafatto di Genepy, e ne sarebbe uscito un fumetto fighissimo lo stesso.
Infatti, a mio parere, è andata proprio così. La mini è una bomba, per merito loro e del contesto narrativo.
È proprio il contesto che domina sui tre volumi del Ragazzo Invisibile, perché, come si è già letto in giro, non si tratta della versione a fumetti del film, ma è una vera e propria espansione di quel mondo narrativo.
Certo, ci sono delle scene che vedrai anche sullo schermo, ma per la maggior parte il fumetto racconta tutto quello che non c’è. Va a completare, approfondire, raccontare in parallelo l’universo interno del film di Salvatores.
Come ho gestito un lavoro simile? Non da solo, ovviamente. Mi hanno aiutato. Chi?
Gli sceneggiatori del film: Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo.
Abbiamo lavorato bene assieme. Tipi tosti, come me amanti di quella bella sensazione che ti regala un lavoro ben fatto. Oltre alla sceneggiatura del loro film mi hanno fornito tutto il materiale possibile, compreso un trattamento molto articolato su tutto quello che avrebbero voluto mettere nel fumetto. Hanno esteso, amplificato e dettagliato le linee narrative secondarie, le cose che sullo schermo sono appena accennate. Hanno approfondito la storia dei personaggi, tratteggiandone il passato e anche il futuro.
Dal mio punto di vista, lavorare con loro è stata un’esperienza eccezionale, capitata in un momento molto particolare della mia vita. Anzi, questo lavoro in termini generali, con tutte le professionalità coinvolte, compresi gli splendidi editor della Panini che l’hanno seguito, mi è servito tantissimo a livello emotivo e personale.
Scrivere di supereroi, per dei disegnatori che fanno supereroi per il mercato americano, per una casa editrice che pubblica supereroi, mi ha permesso di sperimentare ritmi e narrazioni per me diverse dal solito. Volevo a tutti i costi che l’albo fosse indistinguibile per ritmiche, stile narrativo e composizione della tavola da un qualunque albo americano super eroistico.
Dicono che ci sono riuscito, e me ne sono bullato un sacco.
La mini ha tre disegnatori, ma non troverai un disegnatore “da solo” per ogni albo. Ci sono tre linee temporali diverse raccontate in montaggio incrociato. Su ogni singolo albo sono presenti contemporaneamente Camuncoli, Vitti e Dell’Edera, a seconda del periodo che viene messo in scena. Dato che mi piace giocare, le sequenze sono comunque collegate tra loro da elementi visivi o testuali, in modo da rendere uniformi gli stacchi, amalgamando il cambio di disegnatore attraverso la sceneggiatura.
Se temi gli spoiler, non c’è problema. Siamo mica scemi. Lo sapevamo che saremmo usciti prima del film, e ne abbiamo tenuto conto. Ci sono altri colpi di scena, altri spoiler, legati soltanto al fumetto e non alla pellicola a cui si affianca.
Affianca. Non si sovrappone, ecco un altro vantaggio nel non fare la versione a fumetti del film.
Per ora basta così. Ho detto fin troppo. Sono sicuro che ne parleremo ancora quando il fumetto sarà in giro e il film nelle sale.
Un paio di coordinate tecniche:

Il Ragazzo Invisibile. 1 (DI 3)
In edicola dal 6 novembre 17×26, B., 48 pp., col.
Euro 3,50
Disponibile in cover regular e movie cover.

In anteprima a Lucca Comics & Games dal 31 Ottobre.
Il numero 1 lo troverai al Palapanini, un padiglione di 800mq tutto per la Panini in piazza San Martino.
Sempre a Lucca, Il Ragazzo Invisibile sarà disponibile con una variant cover “effetto invisibile” disegnata da Davide Toffolo.

La mini farà da apripista, fino a dicembre, quando il film sarà nelle sale. A quel punto, con Il Ragazzo Invisibile nelle sale, uscirà anche la versione book del fumetto, per le fumetterie e le librerie di varia. Dentro ci saranno un sacco di contenuti speciali sulla lavorazione del film e del fumetto.


Real Diegozilla, Tutto Il Resto

Una volta…

23 aprile 2014 • By
Una volta, la prima volta che sono andato ad Angoulême, ho incontrato Moebius in cartoleria. Comprava dei pennelli.

Una volta, la prima volta che sono andato a Lucca Comics, ho incontrato Milazzo in cartoleria. Faceva delle fotocopie.

Una volta, a Londra, ho aiutato un tassista abusivo a programmare il navigatore perché non sapeva le strade.

Una volta, quando si usava ancora la carta, è venuto un corriere della casa editrice a prendere la sceneggiatura che dovevo consegnare. Avevo fatto nottata, non ero ancora andato a letto e la casa era uno schifo. Non dimenticherò mai lo sguardo carico di rimprovero e disappunto di quel signore.

Una volta, conoscevo uno che veniva chiamato: Lo Scienziato, per dei motivi penalmente perseguibili che qui non dirò.

Una volta suonavo il basso.

Una volta avevo una Vespa. Una delle prime con il cambio automatico, comprata usata.
La partenza da fermo era così problematica che dovevo spingere con i piedi.

Una volta, era forse il 93 o il 94, sono andato a trovare un amico e gli ho riempito una parete di Post It su cui avevo scritto dei memo surreali tipo: ricordati di cambiare l’acqua all’ippogrifo, o: dopodomani cade la scacchiera. Ho consumato un blocchetto intero.

Una volta mi sono addormentato al decollo al JFK e mi sono risvegliato a Madrid, con una fame titanica, incazzato nero perché non mi avevano svegliato per la cena.

Una volta ho trovato per terra cinquemilalire e le ho spese tutte in sala giochi con Operation Wolf. Anni dopo, ho giocato ancora a Operation Wolf e l’ho terminato con un unico gettone.

Una volta ho mangiato quello che a me sembrava un barattolo di trippa del discount, ho notato dopo il pastore tedesco che c’era sull’etichetta.

Una volta una che filavo ha preferito limonare con uno che di cognome faceva Gobbo.
Ha condizionato parecchio la mia adolescenza.

Una volta avevo un soprannome e in pochissimi conoscevano il mio nome e tantomeno il mio cognome. Ecco perché ho la fedina penale pulita.

Una volta, la mia macchina preferita, quella che avrei voluto comprarmi da grande, era la Ford Capri.

Una volta, a militare, ho massacrato di botte uno perché, per noia, aveva ucciso un cagnolino randagio usando una pala.
Programmai l’agguato con cura e il bastardo non fu mai in grado di riconoscere il suo aggressore.

Una volta ho accettato un lavoro dicendo di sapere benissimo l’inglese.
L’inglese l’ho imparato facendo quel lavoro.

Una volta ho tenuto un segreto così a lungo che alla fine non me lo ricordo neanche più.

Una volta dormivo di giorno e lavoravo e vivevo di notte. Dicevo di seguire il fuso orario indonesiano.

Una volta, per scherzo, ho abbonato un mio compagno di classe a tutto quello a cui potevo abbonarlo inviando cartoline prestampate, indicando il suo nome, il suo cognome e il suo indirizzo.
Sono passati quasi trent’anni e spero che sia riuscito a disdire tutto.

Una volta, io e altri due, accettiamo un invito e andiamo a un rave party illegale poco fuori Milano. Ci dicono più o meno dove si terrà, e partiamo. Nella notte, senza sapere la destinazione esatta, solo un: “più o meno laggiù”.
Niente cellulari, niente navigatori, non esistevano ancora.
Percorriamo la strada nottetempo, guardandoci in giro. Attorno a noi la campagna lombarada.
Capannoni, cascine, posti giusti per un rave. A destra, scorgiamo delle luci e una stradina sterrata che conduce dove ci sono quelle lucine. Blu.
- saranno le luci del rave!
Dice uno.
Ci infiliamo nella stradina e ci avviciniamo.
Una stradina stretta, buia, nessuna luce in giro, tranne quelle lucine blu che si vedevano all’orizzonte.
Erano le luci delle camionette dei Carabinieri che portavano via la gente.
Ho spento al volo i miei fari, e ho fatto la stradina in retro, a tutta velocità, con il rischio di finire nei fossi.

Una volta, ero sinceramente convinto che due ragazze mi avessero invitato a casa loro per coinvolgermi in un ménage à trois.
Invece, avevano dei mobili da spostare.


Fumetto, Magliette, Real Diegozilla, Scrittura, Tutto Il Resto

La storia della mia storia su Splatter.

17 aprile 2014 • By
Due premesse.

Uno: la foto vale anche come tardiva maglietta del lunedì.
Due: Non so quando uscirà questa storia, è appena appena stata messa in lavorazione.

Splatter, la rivista horror che più horror non si può, è tornata alla luce. Nello specifico il nuovo numero 1 è stato presentato alla scorsa Lucca Comics, e l’avventura editoriale della mitica rivista Nu Horror italiana sta procedendo con la sua consueta scia di sangue e frattaglie.
Tra il 1989 e il 1991 Splatter (e l’empio gemello: Mostri) erano le letture obbligate per tutti gli sbarbi come me appassionati di fumetti.
Ai tempi furono un grande successo editoriale, con tanto di cloni scarsetti, penetrazione maiuscole nell’immaginario collettivo e interrogazioni parlamentari per interrogarsi sugli aspetti più violenti presenti in quelle pagine.
Se vuoi fare fumetti, prima, i fumetti devi leggerli. E io li leggevo, a tonnellate.
Poi, destino mannaro, con un numero di Splatter nello zainetto, nel 1990 frequento un corso di sceneggiatura alla Scuola del Fumetto, capisco che cosa voglio fare da grande e poi il resto della mia biografia diciamo che più o meno lo sai.
Quando Splatter riapre, il suo oscuro curatore: Paolo Di Orazio, mi chiede se voglio collaborare con loro. E a me si apre un file di memoria nel mio cerebro.
Nel 1991 io avevo scritto delle storie per, definiamolo così, lo Splatter che fu.
Erano le prime sceneggiature che facevo, subito dopo il corso della Scuola.
Le inviai alla redazione e mi chiamarono anche.
Mi dissero che erano buone, ma purtroppo, stavano chiudendo i battenti.
Da un lato ero contento, dall’altro ero parecchio incarognito. Chiudeva una delle mie riviste preferite che avrebbe pubblicato un mio fumetto.
Dopo un pomeriggio di sbuffi e depressione, andai avanti a tentare di fare il lavoro che avevo scelto di fare.
Passano più di vent’anni e mi ritrovo a parlare di nuovo di Splatter, di una mia possibile collaborazione.
A Paolo dico: Sai che ai tempi avevo scritto delle sceneggiature per Splatter? Sono sicuro di averle ancora da qualche parte. Le trovo, le rileggo, se le reputo ancora valide, te le mando!
Nel 1991 avevo vent’anni vivevo ancora a casa con i miei. Per scrivere usavo una archeologica macchina da scrivere, questa qui:

Analogico assoluto. Carta, nastro di inchiostro e bianchetto per correggere.
Io non butto via (quasi) niente. Per cui, da qualche parte, in qualche scatolone, in qualche archivio, quelle storie ci sono. L’unico problema è capire dove.
In questi mesi ho esplorato cantine e solai. Ho infilato la testa tra la polvere e le ragnatele, al buio. Sia a casa dei miei, sia a casa mia, tra cantina box e magazzini.
Niente.
Quelle storie lì, quelle scritte con l’Olivetti Lettera 35 non le trovavo.
Avevo ritrovato tutto il cartaceo che avevo prodotto negli anni.
I racconti horror scritti a mano alle medie, quelli scritti a mano alle superiori, tutto quello che avevo scritto con la macchina da scrivere elettrica, nell’interegno tra la Olivetti e il mio primo Pc. Un Compaq Presario arrivato nel 1995.
Niente.
Le storie per Splatter non le trovavo.
Poi, un bel giorno, in uno scatolone senza etichette…
Eccole.

Sono quattro. Le rileggo, secondo me di buone ce ne sono due.
Anzi. Seccondo me  a vent’anni scrivevo meglio di adesso.
Decido di tenerle così come sono. Non cambio nulla, non correggo, mi limito a fotocopiarle.
Le porto a Paolo quando vado a Romics per le questioni di Rubio.
Lui, felice, riceve il plico con gli occhi che gli brillano.
Delle storie per Splatter, inedite, originali degli anni ’90. Scritte nel pieno del mood splatteriano, originali negli itenti, figlie di quel periodo lì e di quello che si respirava e viveva in quel periodo lì.
Ne è felicissimo.
Gli piace un sacco anche tutta la la storia che c’è dietro a quelle storie, insomma le leggerà e mi farà sapere.
Mi chiama il lunedì successivo.
Non ti dico che cosa ci siamo detti in quella telefonata, sono cose personali, sono questioni di stima reciproca, di cose che fanno benissimo all’ego. Parole che ogni tanto serve sentire, per poter andare avanti a fare questo lavoro con animo più sereno.
Si dice stupefatto, ma nanche tanto, visto quello che ho fatto dopo, di come scrivevo a vent’anni.
Fatto sta che di quelle due storie abbiamo deciso di metterne in lavorazione una, con variazioni minime.
In un certo senso è un cerchio horror che si chiude.
Quindi, a breve, potrai leggere una delle primissime storie a fumetti che ho scritto nella mia vita, uno spaccato del Cajelli vent’enne e di tutto quello che mi si muoveva dentro.
E fa paura, per tantissimi motivi diversi, ma avremo tempo di parlarne quando l’avrai letta.