Vittime della rivoluzione digitale: il PD.

(Questa è la seconda parte di un articolo che inizia cliccando qui.)

Il Partito Democratico, come vittima della rivoluzione digitale, merita un approfondimento tutto per lui.
Iniziamo col dire che da quelle parti stanno ancora cercando di capire che cosa è successo alle ultime elezioni. È come se si risvegliassero dopo aver assunto del roofies, tipo: Una Notte da Leoni, solo che a ‘sto giro la parola è un’altra, anche se fa comunque rima con leoni.
Come se non bastasse, si stanno accorgendo che Salvini si è mangiato i pentastellini in un lampo, avendoli pure come alleati teorici, riuscendo a fare quello che per loro era un’impresa impossibile.
Questo lo dico in base alle reazioni che sta portando avanti il PD, e proprio in base al loro comportamento posso dire che non hanno capito l’amaro nocciolo della questione: avete perso perchè avete completamente perso il web.
Tentare di riconquistarlo ora è impossibile, soprattutto con i metodi che state usando.
Che cosa significa: “perdere perchè avete perso il web?”
Al netto dei troll, delle influenze estere e di tutte le magagne servizisegretistiche, la realtà deformata del web ha trasformato il PD in un qualcosa di irrecuperabile.
Lo ha fatto attraverso due caratteristiche fondanti dell’architettura del web: l’orizzontalità e l’atemporalità.
Mandare, per esempio, Calenda a fare il magnifico in Tv è uno splendido esempio di verticalità novecentesca. C’è lui che parla, ed è “sopra” l’elettore da un punto di vista comunicativo, e si trova all’interno di un programma televisivo dallo spazio temporale limitato dal palinsesto.
Gli altri invece, fanno campagna politica in modo costante, 24 ore su 24, non attraverso delle figure riconoscibili come papabili leader. Lo fanno sfruttando a pieno il concetto del UGC, user-generated content. Poi, noi lo sappiamo che alcuni di quei contenuti sono realizzati da professionisti, ma il risultato percettivo non cambia.
Per le persone, abbiamo da un lato Calenda che parla in tivvvù, e dall’altro, migliaia di persone “normali” che diffondono contenuti, propagandistici come un dibattito televisivo, ma percepiti come autentici, veri, fatti gratis e per passione.
La vera domanda, che uno dovrebbe porsi è: ma perchè tutta sta gente vomita costantemente contenuti contro il PD?
Di nuovo, al netto dei troll, delle influenze estere e di tutte le magagne servizisegretistiche la risposta è semplicissima:
Tutti questi vomitano contenuti contro il PD, la Boldrini, Renzi, Boschi e compagnia bella perchè non hanno niente di meglio da fare.
Non hanno “niente di meglio da fare” per una serie di ragioni infinite, che vanno dalla crisi, alla mancanza di lavoro, alla non realizzazione personale, allo sfogo digitale di un profondo odio sociale allevato per anni.
In maniera altrettanto semplice potrei dire che la soluzione ideale sarebbe: dategli qualcosa da fare e vedrete che quei contenuti spariranno.
Dategli un lavoro, ridategli la speranza, pagategli un analista, obbligateli a rifare le medie, e vedrete che quel tipo di campagna elettorale incontrollabile subirà una flessione.
Però, purtroppo, nell’immaginario politico del web non è il PD che porterà questa soluzione, perchè c’è un altro elemento mutuato dai social che va a sommarsi al primo: scopare.
Ecco no, usiamo un termine più adatto ai salotti buoni della politica: Elevare il proprio status sociale.
Attenzione, per elevazione del proprio status sociale, in termini di realtà web, non significa diventare ricchi. No, no. Significa diventare “qualcuno”, magari senza una lira in tasca, ma comunque un “qualcuno” riconosciuto e amato dalla propria community, con tutti i vantaggi sociali che ne derivano. Tra cui anche scopare, va detto.
Il complottaro in fissa con il piano Kalergi che applaude a Salvini, crea e diffonde bufale titaniche, massacra la Boldrini e la Boschi non lo fa per un ritorno economico. Lo fa per un preciso e circostanziato ritorno di immagine e di conseguente elevazione del suo status sociale.
Contro migliaia di questi individui non ci sono strategie, non ci sono ricette. Si perde in partenza perchè, anche ammettendo di amare la politica tantissimo, tutti noi abbiamo una vita. Quelli no. Per loro la vita coincide al 100% con la loro attività web.
E quale forza politica contemporanea ti consente di scopare di elevare il proprio status sociale oggidì?
Eddai…
Su…
Qual è il vero motivo che porta le persone ai Meetup?
Scrivo oggi questo articolo perchè mi sono imbattuto in questa dichiarazione:

Zingaretti, posso?
Non hai capito un montalbano.
Il PD è già primo sul web, è al primo posto nella colonna degli antagonisti. Li rimarrà, per anni, fino a quando un nuovo ipotetico storytelling non ne riscriverà la percezione digitale.
Semmai, la soluzione potrebbe essere l’esatto opposto.
Abbandonare il web e i social in massa. Cambiare completamente strategia. Lasciate agli altri la campagna cazzobubolistica sui social. Cancellatevi in massa da Facebook, da Twitter e da Instagram. Oltre ad essere un fortissimo segnale politico, avrà anche delle ripercussioni economiche sulle quelle società.
(Che, mi permetto di farvi notare, con il vostro massacro ci stanno facendo soldi.)
Quello sui social non è un dibattito, non lo è mai stato. È un tiro al piccione. È una gara a chi la spara più grossa, dove nessuno ascolta le smentite, le rettifiche, le spiegazioni e la realtà dei fatti.
Ma se usciamo dai social cosa facciamo?
Giustamente chiedi tu, piddino.
La realtà digitale è ormai compromessa. In termini economici, il costo di una campagna ad hoc per risollevare il PD è enorme. Tanto vale concentrarsi su una cosa che a quanto pare ci siamo dimenticati: la realtà fisica.
Per realtà fisica non intendo andare nei mercati a fare i comizi. Anche quella è comunicazione orizzontale novecentesca.
Bisogna investire sulla realtà fisica usando il digitale come sponda.
Il paradosso, perchè la vita è a tutti gli effetti un paradosso, è che la rivoluzione digitale ha da un lato aperto le gabbie generando un casino irrisolvibile sui social, ma dall’altro lato ha creato delle situazioni dove quel macello è molto contenuto e il prodotto digitale funziona. Con un impatto positivo notevole sulla vita delle persone.
App come Bla Bla Car, o gli strumenti di condivisione, la app che aiuta i vecchietti a trovare un cantiere da guardare, quella per i dog sitter, quella che mette a disposizione un divano su cui dormire, quella che mette in relazione i vicini di casa, eccetera eccetera.
Basta chiacchiere sui social. Lasciate che siano gli altri a vomitare odio sui social, spiegare che stanno sbagliando è solo una perdita di tempo e di energie.
Tanto non vi ascoltano.
Vi ascolteranno quando gli risolverete un problema pratico, attraverso un uso del digitale applicato alla realtà.
Magari dandogli qualcosa da fare, e al contempo offrendogli la possibilità di scopare di elevare il proprio status sociale.
Create qualcosa di utile, e la gente ne parlerà. A quel punto, forse, il PD non sarà più percepito come la cacca di piccione sul cofano dell’auto appena lavata.

(fine della seconda parte, mi sa che continua)

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2 thoughts on “Vittime della rivoluzione digitale: il PD.

  1. Prima di tutto un bentornato sul blog a Diego, mi ero perso la sua produzione estiva e mi sono appena messo in pari. Poi complimenti per le riflessioni sull’attualità, direi che è proprio il momento di smettere di reagire di pancia e usare il cervello. Dall’una e dall’altra parte.
    Soluzioni semplici a problemi complessi non ne ho, e non credo ne esistano per definizione, ma vedrò di digerire il tutto e fare qualche intervento.

  2. Sono proprio contento che sei tornato al caro vecchio blog (strumento pre-rivoluzionario).
    I tuoi post suscitano sempre una amara riflessione sui questi tempi “moderni” e ti lasciano quel sapore di (vana) speranza, misto al sale delle lacrime :’)

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