Altre serie e altri volumi!, Fumetto

Randall McFly, il nipote squinternato di Martin Mystère.

5 febbraio 2016 • By

Randall McFly - cover

In edicola a fine mese. Un volume unico, one shot, 192 pagine. Edito da Editoriale Cosmo, la cover è quella qui sopra.
Ai disegni il prode Alfio Buscaglia.
Il vostro Cajelli preferito ha ideato la serie, il personaggio, scritto i soggetti, e sceneggiato il tutto in lieta compagnia di Alex Crippa.
È un lavoro della fine degli anni ’90. Mai e poi mai ristampato prima. O avevi letto la mini originale, o niente.
Per l’occasione l’ho riscritto tutto, l’ho attualizzato, aggiornato, ho corretto i tanti errori di Ittagliano presenti. C’è un nuovo finale.
(Tra le altre cose, ho tolto quella fastidiosa e dilettantesca rottura della quarta parete)
L’intero fumetto è stato sverniciato, ridipinto e lucidato per questa nuova avventura editoriale.
Bene. Ma di che cosa parla Randall McFly?
Per farla breve.
Tre studenti: Randall McFly, Victor Besson e Don Freeman. Frequentano tutti e tre un esclusivo collegio svizzero, il Saint Claire.
Questi tre possono essere considerati come i nipoti scapestrati di Martin Mystère.

READ MORE


Altre serie e altri volumi!, Fumetto

Nathan Never, altra recensione!

4 febbraio 2016 • By

1450361606833.jpg--metropolitan_hospital___nathan_never_296_cover

Io e il prode Francesco Mortarino ci inchiniamo, ringraziamo e ci bulliamo un bel po’ per le belle parole di Alessandro sul nostro lavoro nathaneveroso.
Tipo che dice che:

“… un buon esordio sulla testata, che mi ha rimandato ai tempi in cui Nathan Never era il mio personaggio preferito per la solidità di ogni uscita e il tentativo di fare sempre qualcosa di leggermente diverso.”

Il resto della rece puoi leggerlo cliccando qui.


Fumetto, Io e i fumetti, Libri, Real Diegozilla

Sul Tram con Frank Miller.

29 gennaio 2016 • By

il12

L’altro giorno era il compleanno di Frank Miller.
Io a Frank ci voglio bene un sacco. Quindi, per celebrare il suo compleanno metto qui uno dei pezzi che ho scritto per il volume: “L’incredibile Marvel – 75 anni di meraviglie a fumetti”, by Comicon Edizioni.
Clicca qui per vedere il volumazzo.
Clicca qui per leggere una recensione del medesimo.

Ecco l’articolo. In pratica, una polaroid di Diegozilla direttamente dagli anni ’80, quasi ’90.

SUL TRAM CON FRANK MILLER
Una volta avevo la stanghetta degli occhiali riparata con lo scotch. Una roba da vincere il campionato mondiale dei nerd. Poi ho cambiato occhiali. Niente più scotch. E ho trovato la fidanzata. Marta. Credo che le due cose fossero collegate. Fatto sta che alla fine degli anni ’80, non avevo più lo scotch sugli occhiali e avevo una fidanzata. Marta. Io e lei limonavamo duro. Però abitava lontanissimo da casa mia. Allora ci andavo in tram, ma mica un tram qualsiasi, prendevo il 12. Un Jumbo. Il viaggio era lungo e in parte occupavo il tempo pensando intensamente a Marta, e in parte leggendo fumetti.
E così, un pomeriggio del 1988, sui sedili arancioni del 12, mi ritrovo tra le mani un albo dei Fantastici Quattro edito dalla Star Comics. Dentro, in appendice, c’è una storia di Devil dove compare per la prima volta un personaggio nuovo: Elektra. Ho conosciuto Frank Miller così, mentre seguivo i miei ormoni in subbuglio fin dall’altra parte di Milano.
C’era qualcosa di profondamente diverso dal solito in quella storia. Per quanto andassi pazzo per i super eroi in generale, per quanto mi piacessero le normali avventure dei personaggi in calzamaglia, leggendo quella storiellina di 22 pagine, scritta da Miller, disegnata da lui e da Klaus Janson, mi accorsi subito che quella roba aveva un sapore più adulto e molto più amaro. Il che andava benissimo per il nuovo me. Non ero più un ragazzino, non avevo più lo scotch sugli occhiali e stavo andando a limonare con Marta.
Il mio rapporto a tre con Frank Miller e Marta non durò a lungo. Quando uscì il Wolverine di Claremont e Miller, Marta mi aveva già lasciato. Purtroppo di mezzo non c’era nessun boss della Yakuza, ma soltanto un tipo più grande di me che aveva un Fantic Caballero 50.
Mesi dopo, ero ancora lì che mi disperavo per Marta. Il 12 lo prendevo lo stesso, coltivando la mia melanconia. Su quei sedili arancioni, investendo ottomila lire delle mie mance di Natale, ho letto Amore e Guerra di Miller e Sienkiewicz.
Scoprire Sienkiewicz trasformò per sempre la mia percezione del fumetto, ma al tempo stesso maledii mille volte Miller per avermi devastato il morale in modo definitivo con una tremenda storia d’amore. Perchè percepii Amore e Guerra in quel modo lì. A livello empatico mi sentivo come Kingpin. Non avevo (ancora) costruito il mio impero fondandolo sul peccato, al posto di Vanessa io avevo Marta e a portarmela via non era stato un azzimato psicologo di nome Mondat (non Monday) Era stato un tipo di quinta, con il mullet e i Ray Ban Aviator a bordo di una cazzo di moto da cross.
Per la prima volta, Miller e Sienkiewicz mi facevano parteggiare non per l’eroe del fumetto, chissenefregava di Devil. In Amore e Guerra il mio eroe era Kingpin.
Anche se Marta/Vanessa mi aveva lasciato, in quelle pagine trovai comunque una consolazione.
Kingpin si vestiva in modo favoloso. Cominciai anche io a indossare delle camicie fatte con la tappezzeria, come mi aveva fatto vedere Sienkiewicz.

Sienkiewicz


Fotografia, Londra, Tutto Il Resto, Viaggi

Un bar chiamato Fika.

26 gennaio 2016 • By

2-fika-outside-1

A Londra c’è una via che si chiama Brick Lane.
Quella è una delle mie vie preferite. Tutte le volte che vado a Londra alla fine ci passo Vado laggiù a fare foto, perchè in quelle via e in quella zona c’è un sacco di roba bella sui muri.
Street Art. Tanta, tanta, street art che si esprime a strati sui muri di mattoni. Mi piace fotografare quelle cose.
Anche l’ultima volta che sono stato a Londra, sono andato a Brick Lane e ho fatto un po’ di foto. (Le ho messe sul mio profilo su FB)
A Londra c’è una via che si chiama Brick Lane.
In quella via c’è un bar. Un posticino decisamente hipster, e io non ci sono mai entrato. Non so perchè, non ho nulla contro gli hipster e i loro bar.
Fatto sta che questo locale ha un problema.
Si chiama FIKA.
È un locale svedese. Se ho capito bene, Fika in svedese significa prendersi una pausa, fare merenda e incontrare gli amici.
Non credo che chiamare un locale Fika a Londra sia un grosso problema, non credo che lo sia in nessun luogo al mondo, se ti rivolgi a persone che hanno superato l’esame di terza media.
Eppure. Dato che a Londra ci sono parecchi italiani, il FIKA di Brick Lane è diventato una sorta di tappa turistica.
Fuori sfilano italiani in gita che si danno di gomito. Padri di famiglia che ragliano alla moglie:
- Oh! Hai visto lì! Ahahahaha!
Italiani che ridono, si fanno i selfie davanti all’insegna, da condividere con gli amici.
- Oh! non hai idea della Fika che ho visto a Londra.
E ridono. Ridono. Ridono.
A Londra c’è una via che si chiama Brick Lane.
In quella via c’è un bar. Un posticino decisamente hipster che si chiama Fika.
E io, tutte le volte che ci passo davanti e vedo le reazioni gibboniche dei miei connazionali, mi cala un pessimismo leopardiano che a fatica riesco a strapparmi di dosso.