Fumetti, un bel po’ di tempo fa…

Non so bene perché ma, nel 1978, qualcuno mi comprò il primo numero de Gli Eterni.
Non mi sono ancora ripreso.

Avevo una passione per gli albi Giganti della Corno.

Mi facevo comprare tonnellate di pacchi con le rese delle rese dell’Editoriale Corno.
I volumi già rilegati con le prime rese, messi assieme a tre a tre e infilati in una busta.
A quei tempi non badavo molto alla continuity.

Il primo albo Bonelli che ho comprato con coscienza è stato “Un pellerossa chiamato Cico”. È uscito nel giugno del 1981 e l’ho preso in un’edicola di Sestri Levante.

Sempre nel 1981 c’era anche “Il Giornalino dell’Uomo Ragno”.
Non mi piaceva perché per me era roba troppo da bambini.

In compenso, adoravo i Ronfi.

Purtroppo, non sono mai stato un lettore forte della Disney.

Andavo molto volentieri dai miei zii, perché così potevo attingere dalle collezioni di Alan Ford, Linus e Lanciostory di mia cugina più grande.

Le cose non mi erano chiare. I fumetti comparivano in edicola e io, dopo ore passate a scegliere con cura che cosa comprare, li leggevo.
Non avevo idea della loro periodicità, delle testate, delle case editrici e degli autori.
Non mi preoccupava tantissimo non sapere come finivano le storie a puntate.
Non li collezionavo.
Molti li ho persi, buttati, prestati, usati come merce di scambio.

Poi, di fronte allo speciale estivo numero 1 di Martin Mystère, cambia tutto.
Mi fulmina e decido di collezionare fumetti con precisione, coscienza e cipiglio.
Un nano secondo dopo aver formulato questo pensiero, mi mangio le mani per tutto il materiale Corno che non avevo più.
Inizio la mia carriera di collezionista proprio con Martin Mystère, recuperando la serie a ritroso.

Quindi, è dal 1984 che non butto via nessun fumetto.

Una volta dolevo comprare un arretrato di Martin Mystère, usato alla bancarella, e invece ho perso cinquemilalire con il gioco delle tre carte alla vecchia fiera di Senigallia.

Durante l’occupazione dell’Istituto d’Arte di Monza del 1985, mi imbatto per la prima volta in Ranxerox.
Un tipo di quinta stava facendo un murales gigante con Ranx e Lubna di Liberatore. Aveva appeso al muro un numero di Frigidaire, usando lo scotch di carta, lo teneva aperto su una pagina di Ranx, per avere il riferimento. In un momento di pausa, aveva lasciato la sua opera in progress e la rivista appesa lì.
Io, per rispetto e timore reverenziale verso quelli di quinta, non solo non ho rubato quella rivista, ma cercavo di leggerla senza staccarla dal muro.

Sempre in quel periodo, tornano in edicola i supereroi con gli albi della Labor.
Ero contento, ma al tempo stesso ero incazzato perché non mi bastavano i soldi per comprarli tutti.

Poi esce Dylan Dog.
E io sono contento perché posso, finalmente, cominciare una collezione dal primo numero.

Non è vero che non butto un fumetto dal 1984.
Un numero di Eureka l’ho buttato perché avevo paura che i miei lo vedessero.
C’era una scena di tortura piuttosto truculenta. Mi ricordo che era un fumetto argentino che parlava del regime militare.

Dato che le riviste con i fumetti autoriali a colori per me erano davvero fuori budget, sono ancora qui che aspetto di sapere come va a finire quella storia di Altuna in cui all’inizio trovano un dito in un hamburger.

Quando uscì Il Paninaro, ero l’unico a sapere che la stessa casa editrice faceva anche i pornazzi.
Nessun adulto però, si chiese mai il perché.

Il primo fumettista che ho “conosciuto” è stato Bonvi.
Via lettera. Quando rispondeva alla posta su Be Bop A Lula.
Mi ha fatto il culo perché a quei tempi ero davvero uno scemino.

Quando è uscito il numero 27 di Dylan Dog non avevo soldi, allora l’ho rubato all’edicola della stazione Lima della metrò.

L’albo “Intrigo a Pechino” di Martin Mystère ho dovuto ricomprarlo.
Lo avevo messo nella tasca del giubbotto, ero andato al parco Sempione a limonare e per la foga si era tutto stropicciato.

Il volume Machine Man della Play, il Wolverine di Claremont e Miller, La Saga Proteus, e in generale i volumi Star e Play della fine degli anni ’80 li compravo usando le mance di Natale.
Costavano dalle 5 alle 8mila lire.

Una volta, in vacanza, una mia fidanzata voleva usare il numero 1 del Punitore, edizione Star, quella in bianco e nero formato piccolo, per asciugare il pavimento dopo una mezza alluvione casalinga.
Non l’ho preso benissimo.
Ma tanto poi è stata lei a lasciarmi, tempo dopo.

1 thought on “Fumetti, un bel po’ di tempo fa…

  1. Sono arrivata a questo blog tramite un post su fb di Leonardo Valenti che consigliava la lettura del tuo articolo su Charlie, e non posso che ringraziarlo, per qualcuno che ama i fumetti come me, qui c’è un tesoro. Il mio primo incontro è stato col numero 4 di Corto Maltese (Gennaio 1984, casualità) ed è stato un colpo di fulmine. Le mie collezioni sono iniziate da li, e ci tengo come se fossero un pezzo di me. Piacere di conoscerti, ci trascorrerò del tempo qui.

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