Foto e ricatti.

Un uomo fine.
Candidato al nobel per la sociologia e dall’atteggiamento modesto, l’abate della religione contemporanea, officiante del culto religioso del sacro cuore catodico.
Lele Mora.

Simbolo e bandiera vivente e danzante della mia nazione, gestore di riconosciuti e irrinunciabili talenti, dispensatore di sogni e meta per tutto ciò che è aspirante, aspirare… verbo simbolo per chi capisce che l’unico modo per essere oggi è quello di entrare nella grande chiesa dei Vip.
Tutti gli altri, quelli fuori, quelli che guardano e pregano, quelli con il mutuo e la Panda,di verbi ne hanno due, genuflettersi e emulare.
Quanti, tra i semiumani catodicizzati, con in tasca Eva 3000, che passeggiano in tuta in un centro commerciale osservando le offerte di 3, vorrebbero essere al posto di chi, per 70mila euro, ha tolto dalla circolazione una foto compromettente?
Quante ventenni costrette da anni a gestire le loro giornate con un consumo calorico pari a quello di un Gerbillo, hanno pensato che l’aspirante velina che ha vuotato il sacco dai magistrati ha fatto una cazzata?
Tutte e tutti. Punto.
La Giustizia è impopolare, ma non da sempre, dopo Tangentopoli è stato deciso di trasformare la Magistratura in una bestia rossa azzannatrice del popolo, ma in questo caso, si sta andando oltre il concetto di impopolarità.
Questa inchiesta è Sacrilega.
Si oppone alla verità rivelata dell’essere Vip, bestemmia i salotti di Buona Domenica, urla la sua offensiva eterodossia sulla spiaggia dell’Isola dei Famosi.
Il sacrilegio è nell’ossatura stessa dell’inchiesta, parte dal presupposto che chiedere denaro in cambio di una fotografia compromettente sia sbagliato, sia un ricatto, ma non tiene conto della struttura divina e ultraterrena delle persone coinvolte.
Non è denaro per fotografie, è soldi per immagine.
E’ l’eucaristia del rito, è il pane del cammino degli dei, è l’ostia in euro, il sacramento nazionale che dona vita eterna ai Vip di fronte a loro fedeli.
Non può esserci differenza tra un rito celebrato in una discoteca, che per lo stipendio annuale di un centralinista espone la reliquia vivente di un santo, e un rito privato, nascosto, celebrato in segreto e lontano dagli occhi dei mortali.
Sono comunque soldi per immagine, il fondamento dogmatico della religione.
Gli dei, o gli aspiranti tali, a mio avviso, devono essere liberi di spendere i loro soldi come meglio credono.

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