Il mondo che vorrei (esempio 1)

Parto dalle cose piccolissime, perché in realtà sono quelle macroscopiche.
L’analista mi ha proibito di andare all’Auchan. Alla fine lo abbiamo capito, era quel posto lì a causarmi una profonda depressione.
Allora vado a fare la spesa all’Esselunga. Mi reco spesso a quella grossa di via Lorenteggio. In orari non di punta, se posso. Bene.
Al parcheggio sotterraneo dell’Esselunga di via Lorenteggio si accede valicando dei caselli automatici dotati di sbarre.
A volte le sbarre sono aperte, ingresso libero. Altre volte sono abbassate. Allora tu schiacci un bottoncino e la macchinetta ti spara fuori un biglietto che devi far vidimare alle casse prima di tornare alla tua macchina.
Devi ricordarti di farlo timbrare elettronicamente dalla cassiera, perché in teoria, se all’uscita lo infili non punzonato la sbarra non si alza.
Dico in teoria perché nonostante le sbarre di ingresso siano abbassate ed emettano regolarmente il biglietto, nove volte su dieci quelle di uscita sono alzate e per andarsene non serve infilare il tagliando del parcheggio. Fatto sta che ti devi ricordare lo stesso di presentarlo in cassa per la timbratura, perché non hai la certezza assoluta che le sbarre siano alzate.
(Ho anche pensato di controllare lo stato delle sbarre di uscita facendo un giro del parcheggio prima di lasciare la macchina. Se le vedo chiuse punzono, se le vedo aperte no. Ma c’è sempre l’angosciante possibilità che vengano chiuse mentre faccio la spesa.)
Dunque.
Io vorrei vivere in un mondo in cui posso fare causa all’Esselunga per il disagio psicologico che mi crea nell’obbligarmi a ritirare un biglietto, un tagliando che devo assolutamente ricordarmi di far timbrare alle casse per uscire dal parcheggio, quando in realtà non serve.
Fare causa e vincerla, ovviamente.
Mi spiego meglio. Mi imponi delle regole: Parcheggio gratis se fai la spesa. Mi obblighi ad avere un biglietto per entrare e per uscire. Installi in ogni cassa una macchinetta elettronica per punzonare il biglietto. Mi terrorizzi psicologicamente, dicendo che se non mi ricordo di timbrare il tagliando non posso uscire. Per quale motivo non applichi fino in fondo, in modo certo, la norma che tu stesso hai imposto?
Trasformi una regola in una cosa variabile e imprevedibile, amminchia, avoltesì, avolteno, come capita.
E’ sintomatico di come vanno le cose del nostro paese, non trovi?

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