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Angoulême

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Io e i fumetti, Viaggi

Cronache dal fronte II

1 febbraio 2012 • By
Le mani di Davide Gianfelice

Stando ai racconti di chi c’era, l’Angoulême di una volta era un luogo sospeso tra il mito e la realtà. Una vera e propria Terra Promessa per gli autori italiani in cerca di un ingaggio. Si favoleggia di contratti per tre volumi firmati direttamente allo stand, di congrui anticipi e di richieste di asilo politico subito accettate dai gran visir della BD.
Ora non è più così.
Tutti ci tengono a dirmelo, raccontandomi dei bei tempi che furono con aria quasi sognante.
Io non c’ero. Quel periodo lì del fumetto italiano è uno dei pochi a cui non ho partecipato.
Per cui chiedo e faccio domande. Con genuina curiosità.
Come mai le cose sono cambiate?
I miei vari interlocutori nicchiano, dando la colpa alla crisi. C’èccrisi. Così diciamo tutti.
Eppure, mentre mi parlano di contrazione del mercato, di periodo di austerità e di cambio di politica da parte degli editori francesi, noto che nei loro occhi si muove qualcosa. Un mistero. Un segreto inconfessabile che deve rimanere tale. Nessuno me ne parla, ma è lì. Lo vedo sospeso tra le parole non dette e gli sguardi che fuggono verso l’orizzonte. Verso la cattedrale, muta testimone degli umani triboli fumettosi.
Ho l’impressione che tutti quelli a conoscenza di questo segreto siano disposti a portarselo nella tomba.
Sono in un thriller, dove chi sa tace e mi dice di non entrare nella stanza in soffitta. Di solito, nei thriller, quando il pirla di turno inizia a ficcare il naso in giro finisce molto male. Per cui accetto il C’èccrisi come spiegazione dei fatti.
Nonostante le differenze con il passato, il festival di Angoulême rimane un appuntamento molto importante per tutti quelli che, a torto o a ragione, vogliono fare questo lavoro.
Che cosa intendo per a torto o a ragione?
La risposta è nei book.
Il lavoro del fumettista non è quello di fare lo strafigo su Facebook. Fare fumetti è uno dei pochissimi lavori in cui è davvero quello che fai che parla per te.
Nel bene e nel male.
Ecco perchè nel nostro ambiente è possibile, anche parlando il grammelot di Dario Fo più che il francese, sedersi in una saletta e sostenere un reale e serissimo colloquio di lavoro.
Lo puoi fare perchè sarà il tuo portfolio a parlare al posto tuo.
Il mercato francese sarà anche contratto e ridimensionato rispetto ad alcuni anni fa, ma ha mantenuto una delle sue caratteristiche più importanti. L’estrema varietà delle proposte, degli stili, delle testate, dei generi. Una galassia cartonata in cui è possibile trovare dal classicissimo al modernissimo.
L’impressione è che gli spazi editoriali siano più aperti, e che ci sia una maggiore possibilità di esordio. Aggiungici delle tariffe di ingresso leggermente più alte, i colori, la possibilità di non dover usare per forza un segno realistico, e una generale (sbagliatissima) sensazione che il mercato francese sia più facile rispetto al nostro.
Questi e altri fattori generano file di cinque ore alle portfolio review. E qui torno al discorso di prima. Ai book.
In quelle code si respirano nervosismo e speranza. In quelle code si trovano, separati da poche decine di centimetri, autori promettenti, giovani promesse e sogni adolescenziali riversati su carta.
Autori con stili difficili da piazzare in Italia e autori non ancora pronti per pubblicare, indipendentemente dal mercato in cui vanno a proporsi.
I vari editor, finché gli reggono gli zuccheri, guardano tutto. Parlano con tutti. Non importa chi o che cosa si trovano di fronte. In modo preciso e professionale danno consigli, giudicano, ascoltano, a volte apprezzano. Soprattutto, distribuiscono i loro biglietti da visita. Così puoi portarti a casa il souvenir della portfolio review.

Le mani di Lelio Bonaccorso

Come vanno queste cose?
Firmi ancora il contratto dietro lo stand?
No. Ma se la tua mano conosce bene la realtà francese, se hai uno stile formato sui grandi classici della BD, se sei in grado di sostenere i ritmi produttivi dell’editoria reale, puoi, con un po’ di fortuna, trovare un ingaggio come disegnatore per una delle tante serie che pubblicano laggiù.
Piazzare una tua proprietà intellettuale è tutto un altro paio di maniche. A meno che non siano loro a chiedertelo, cosa difficilina per gli esordienti.
Qualcuno, con aria divertita mi dice: “Guarda, mi hanno detto di spedire tutto a questa mail: [email protected].”
Qualcuno si lamenta. Sono parecchi quelli che dopo tre o quattro ore di attesa, in coda, sono stati rimbalzati. E’ umano. Mezza giornata di visione di book e relativi colloqui, possono sfiancare anche l’editor più muscoloso del mondo.
Il problema, mi dice un giovine promettente, è l’assenza di una scrematura iniziale. “Qui guardano tutto, compresi quelli che arrivano con della roba assolutamente non professionale. Tipo quelli con il book a tettoia con dentro roba scolastica, dalla copia dal vero al bonelliano storto.
Certo, ci sono gli spagnoli, che sono bravissimi, ma ci sono anche un casino di ragazzetti che alla fine sono qui per gioco. Ora l’editor se ne è andato, e guarda: tra poco toccava a me… Quanti colloqui inutili ha fatto fin ora?”
In parecchi vorrebbero una selezione in stile americano. Come si fa a Lucca o a Mantova.
Un giorno stabilito in cui consegni le fotocopie del tuo lavoro, quelli lo guardano e valutano, e il giorno dopo vengono fuori i nomi di quelli ammessi al colloquio.
Perchè, se è vero che c’ècccrisi, è altrettanto vero che nessuno può più permettersi di perdere tempo, o campare di illusioni.

(Continua…)


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Io e i fumetti, Viaggi

Cronache dal fronte.

31 gennaio 2012 • By

Ad Angoulême l’editoria francese mostra tutti i suoi muscoli. Subisco il fascino della grandeur, vengo travolto dalla sincera esibizione di una fighezza culturale tipicamente oltralpina, che riveste la città intera per tutta la durata del festival.
Sul territorio viene messo in atto un maiuscolo dispiegamento di forze, dove tutto è organizzato, indicato, segnalato, suggerito. La città mette la sua anima al servizio della bande dessinée.
Nulla sembra provvisorio, o preso in prestito e appiccicato alla buona con il nastro adesivo.
Quello spirito avventuriero da fiera nostrana, basato sull’adattarsi, improvvisare e raggiungere lo scopo, qui mi manca moltissimo.
Mi colpisce la consapevolezza di un sistema economico e culturale che riconosce nel fumetto, (Pardon! Nella BD) un valore intrinseco, legato in modo indissolubile al fumetto in quanto tale.
Il fumetto quaggiù è una cosa importante non perchè da quella tal storia ci hanno tratto un film, o perchè quel tal volume è stato scritto da uno che di solito scrive romanzi. Il fumetto (Pardon! La BD) ha una sua dimensione, una sua collocazione culturale precisa, che si riflette in egual misura sui suoi autori.
Giro, esploro, incontro e scambio quattro chiacchiere con tutti.
Il mio modo di fare le interviste è che te ne accorgi dopo che ti ho intervistato. Così, secondo me, i commenti sono più sinceri.
Io sono qui per caso. Non sono un habitué di questi luoghi e di questa editoria. Ecco perchè un collega, piccato da questa mia intrusione nel suo territorio, ci tiene a farmi avvertire per bene la mia non appartenenza al giro di quelli giusti. Trattiene il suo pantagruelico fastidio quando scopre che uno come me, uno stronzo che già lavora per il mercato italiano, ha appena pubblicato un volume per una casa editrice francese.
Altri invece, con una gentilezza inaspettata, mi spiegano e mi raccontano le differenze tra il lavorare lì e il lavorare qui.
C’è molta Italia in questa Angoulême. Autori affermati, autori meno affermati, aspiranti autori e allievi delle scuole del fumetto in gita.
La città accoglie tutti con una cura e una gentilezza a prima vista orizzontale. Poi, è chiaro che esiste una rigida e precisa suddivisione in classi. Il fumettista nostrano in trasferta, con quel naso triste come una salita e quegli occhi allegri da italiano in gita, durante i giorni del festival fa comunque il pieno di autostima.
Qualcuno infila nel book quanta più fighezza culturale tipicamente oltralpina riesce a farci stare e poi torna in Italia, dove alla prossima fiera se ne starà in disparte a guardare male i cosplayer.
Qui ad Angoulême il grande show è quello dei fumettisti che fanno i cosplayer di loro stessi, e si tiene all’Hotel Mercure, dove si va a vedere di farsi vedere. Dove al posto di un quindicenne vestito da Naruto c’è una superstar della bande dessinée.
Eppure dovremmo essere fieri di quello che facciamo. Fieri di quello che riusciamo a fare qui, nel nostro paese, nonostante il migliaio di nonostante che potrei mettere in questa frase.
Molto diversa da quella dell’ Hotel Mercure invece, è l’atmosfera che si respira durante le code che si formano in attesa di essere ricevuti dall’editor di turno. Decine e decine di autori con il portfolio sottobraccio, progetti, prove, disegni, idee. In attesa di un sì. Era quella l’Angouleme che mi interessava. Era proprio quello il lato del festival che volevo vedere.

(Continua…)


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Fumetto, Io e i fumetti, Viaggi

Vai ad Angoulême?

24 gennaio 2012 • By

Fai fumetti?
Stai andando ad Angoulême a far vedere i tuoi lavori agli editor francesi?
Vai a farti un giro laggiù per vedere che aria tira?
Esce un tuo libro e vai a fare le dedicas?
Se ti va incontriamoci.
Ti faccio una foto e un’intervista, ci beviamo qualcosa di caldo e poi diventerai parte del mio reportage di viaggio.
Ovviamònt, quando qui ho detto: la cronaca dell’Angoulême degli sfigati, mi riferivo a me, non a te. Oppure anche a te, dipende dal tuo senso dell’umorismo.
Per cui, ricapitolando. Se vuoi far parte delle mie cronache d’oltralpe, contattami alla mail che vedi nella colonna qui a destra, oppure lascia i tuoi dati nei commenti. Così ci mettiamo d’accordo per beccarci nella ridente cittadina francese.
Spero di trovare un uàifài aggratis, o al limite un internet point, sennò la vedo dura!


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Fumetto, Io e i fumetti, Viaggi

I’ só’ carne ‘e maciello, só’ emigrante!

24 gennaio 2012 • By

Ebbene sì, inutile nascondersi dietro una baguette, sono attraversato da un colossale rosicamento senza eguali.
Ma proprio che rosico un sacco. Lo ammetto. Sincerità.
In più, dato che questo mio rosicamento gargantuesco coinvolge persone che conosco e a cui voglio bene, non mi viene neanche da essere cattivo. Rosico col sorriso. Si potrà? Boh. Io intanto lo faccio, poi vediamo.
Cinque bloggerzzz italiani sono stato invitati dall’ Ente per lo Sviluppo del Turismo Francese al festival di Angoulême: Roberto, Ottokin, Matteo Stefanelli, Andrea Longhi e Daniele Bonomo.
Penso che ci andranno con un Jet privato e laggiù gireranno in limousine.
Se vuoi leggere la cronaca dell’Angoulême dei fighi, vai sui loro blog oppure via Twitter con questo hashtag: #fumettoAngouleme.
Poi.
Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso hanno pubblicato per Ankama il loro volume: “Peppino Impastato”. Sono ospiti ufficiali della casa editrice e gli hanno organizzato un tour europeo che dura di più dell’ultima tournée degli Scorpions.
Io e Mutti abbiamo pubblicato Ghost per la stessa casa editrice, anzi per la stessa collana, e non figuriamo neanche tra gli addetti dell’impresa di pulizie del festival.
Ho riflettuto a lungo. Mi sono concesso un piano sequenza di dodici minuti.
Ci vado? Non ci vado? Allora non vado. Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto, così, vicino a una finestra, di profilo, in controluce. Voi mi fate “Diego vieni di là con noi, dai! C’è Art Spiegelman che mangia la raclette!” ed io: “Andate, andate, vi raggiungo dopo”.
Ho riflettuto a lungo. Ho rotto il porcellino per pagarmi di tasca mia un posto economico su un volo cargo della DHL che porterà me, Gianfelice e Mutti a Parigi. Sediamo dietro, legati tra i pacchi.
Poi da laggiù prenderemo un pulmino di immigrati messicani che attraversa di straforo la frontiera del Cognac, lasciandoci sul ciglio della strada.
Arrivati ad Angoulême, ho un posto letto da una signora che arrotonda la misera pensione ospitando turisti. Se non ci vado, non potranno comprare la legna per l’inverno.
Ho delle responsabilità. Devo andarci.
E poi, non posso perdermi l’emozione di entrare al festival, con il pass auteur che mi sono stampato da solo con la mia stampantina, cercare lo stand di Ankama e controllare, con occhi da cucciolo, rimanendo un po’ di sguincio per non farmi notare, se il mio volume è lì da qualche parte, in un angolino del bancone. Mentre, dall’altro lato del tavolo, Marco e Elio con le loro luccicanti armature da Pupi, saranno circondati da procaci ragazze francesi.
Devo proprio andare. Devo.
Per cui. Se vuoi leggere la cronaca dell’Angoulême degli sfigati, da Giovedì rimani sintonizzato su queste pagine.


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Fumetto, Viaggi

Angoulême 2012!

23 gennaio 2012 • By

Giovedì ho un aereo che mi aspetta.
Per la terza volta vado in gita in terra franzosa!
Come le altre volte non parlo una parola dell’idioma locale, ma fa niente. Sono in buona compagnia.
Il gruppone di amichetti di gita mi aspetta al Bed and Breakfast, e ho due ottimi compari di viaggio: il Gianfe e il Mutti.
Aereo più treno.
Vado.
Esce Ghost per quelli di Ankama. Non ho capito se ho una sessione di firme oppure no. Quello che so è che la cover per l’edizione francese è questa qua:

Metti che ti ritrovi anche tu da quelle parti, io ci sarò fino a domenica pomeriggio.
Se non ci conosciamo, sono quello con la maglia di Materazzi.