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Triora, Autunnonero

24 novembre 2006 • By

magic

Un sottile lembo di asfalto che sale, ripido, circondato da un bosco fitto di alberi, le foglie hanno tutti i colori dell’autunno, ma solo durante il giorno, già alle sei di sera diventa tutto nero come la pece e la paura.
Curve e tornanti, ponticelli di sasso che attraversano un fiumiciattolo, carezzo le fronde degli alberi, giro, salgo lungo una curva e mi ritrovo a Triora, uno dei pochi borghi al mondo ad avere un sottotitolo ufficiale: Triora, il paese delle streghe.
Sarò polemico. A Triora sono riusciti a fare ciò che a Bomarzo non riescono nemmeno lontanamente a sognare. Punto. Se qualcuno di Bomarzo si incazzerà, pazienza.
A Triora hanno costruito un autentico mito basato sui metatesti, un mito fondato sulle atmosfere, sui si dice, sul pare sia successo, sulle leggende, su un processo per stregoneria avvenuto nel ‘500, ma ripeto, è una mitologia metatestuale, presa, gestita, amplificata e utilizzata con enorme intelligenza e creatività.
A Bomarzo invece esiste un testo, un qualcosa di tangibile e ancora lì da vedere, un vero e proprio testo di pietra che giace dimenticato in angolo.
A Triora, un cioccolatino al latte è il Bacio Della Strega, un’ottima salsa di cipolle e aceto balsamico diventa La Polpa della strega, con cartelli stradali, murales, statue di bronzo e feste a tema si coltiva la memoria del mito, trasformando il folklore locale in un qualcosa di attivo e presente nel quotidiano.
A Bomarzo invece, nel tessuto sociale del luogo non vi è alcuna traccia dei Mostri, o dei profondi significati alchemici del parco, un volantino sgrammaticato, un ingresso simile a un autogrill degli anni ’50, e due statuine che cambiano colore in base al tempo. Fine.
A Triora, la sera, con il buio, ogni anfratto, ogni vicolo, ogni carruggio inquieta, la tensione trasuda dalla bruma, ed è difficile capire se la sensazione di disagio che avverto arriva veramente da un qualcosa di negativo nell’aria o se è solo autosuggestione, frutto di tutto quello che mi hanno detto e raccontato.
Questa è la forza del luogo, la sua bellezza e la sua attrattiva, è l’aspettarsi una risata nel buio mentre si cammina lungo un sentiero, che non è un normale sentiero, è il sentiero delle streghe.
Parliamoci chiaro, lassù mi ci sono divertito da matti, ho passato un paio di giorni con delle persone splendide, alcune le conoscevo già, altre come Andrea e Alessandro Scibilia sono state delle piacevolissime scoperte.
Sul loro blog, troverete le foto e i resoconti di tutta la manifestazione.
La mia conferenza Horror (e dove fare una conferenza Horror se non nel Paese delle Streghe?) è riassumibile con un unica frase, cerco di ricostruirla senza snaturarla troppo dal ricordo originale:
Sì, bisogna tornare alla fiabe, al coraggio delle fiabe, dove non c’era il politicamente corretto, nelle fiabe non si aveva paura delle parole, si diceva chiaramente: la piccola fiammiferaia è povera, non si aveva il terrore di dire povero, non si diceva: la piccola fiammiferaia è temporaneamente incapace di produrre un reddito.

 


Fumetto, Italia, Real Diegozilla, Viaggi

Camera con vista.

9 novembre 2006 • By

leopardo

 

Nei giorni di Lucca, alloggiato dalla BD nello splendido albergo Villa Rinascimento, ho condiviso la stanza, un’ampia camera nel sottotetto simile a una mansarda bohemien al sapore di farro, con tre boyscout, in ordine sparso: Leonardo Rizzi, Andrea Mutti e Giuseppe Ferrario.
Leonardo, detto anche: “L’uomo che traduce Alan Moore” ,avvisa subito che russa tantissimo, ma mica è vero, ha un libro in lingua sul comodino e veste una spettacolare felpa con cappuccio di Frank Miller’s 300.
Ci eravamo già conosciuti un po’ di anni fa a Napoli, è un tipo molto gentile e dallo sguardo pieno di curiosità, è uno di quelli con cui ci chiacchiererei venti ore consecutive senza accorgermene, in una delle nostre chiacchiere concordiamo che in: C’eravamo Tanto Amati di Scola c’è… Tutto.
Andrea, non imparentato con i Mutti della passata di pomodoro (ho chiesto) è universalmente noto come l’uomo macchina, è in grado di fare dediche e disegni per cinque o sei giorni consecutivi, è anche appassionato di ufologia e cospirazioni, io, lui e Ferrario passiamo buona parte del dopo cena di sabato sera a parlare di complotti e alieni che cascano a Roswell.
Andrea dopo un bel po’ dice: Okay, ne sai troppo, lavoro per la Cia! E mi ammazza con la calibro 9 silenziata che tiene sotto la giacca.
Domenica mattina, dopo essere andati a letto tipo alle due, Giuseppe apre gli occhietti alle otto e mezza e annuncia a tutti la sua intenzione di andare a correre.
Si vabbè… diciamo noi.
E invece, l’eroe moderno si mette pantaloncini e maglietta sbracciata e va ad affrontare la bruma.
Avrei voluto una videocamera per riprenderci appena svegli, sembravamo quattro gentleman inglesi.
Vai prima tu in bagno?
Si
No
Scoccia se faccio la doccia?
Hai il dentifricio per favore?
Dormito Bene?
Fame! Si và?
Se è possibile vorrei prenotarmi nello stesso gruppo per la prossima fiera.


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Cartoline da Napoli.

7 marzo 2006 • By

napolicomicon

 

Il viaggio di andata è stato il volo più strano della mia vita.
Ero seduto accanto a una signora carina e assolutamente terrorizzata.
Ho cercato di calmarla, rimanendo tranquillo e simpatico, facendo un po’ il figo, e tranquillizzandola ad ogni scossone.
Poi, il panico.
Nella fase di atterraggio, complice una turbolenza e degli scossoni, la signora cede.
Lavorerò narrativamente su questo tema:
Consolare una sconosciuta, dandole del lei, cercando di toccarla in un modo fermo, ma che non lasci intendere niente di più, accorciare educatamente le distanze, in un modo non troppo invadente ma funzionale alla bisogna.
Un po’, con la mia manina appoggiata alla sua spalla, sono riuscito a tranquillizzala.
Ma non nego un certo imbarazzo da parte di entrambi.

Siamo in un Castello.
Giustamente, Simon si presenta indossando una corona.

Ero abbastanza convinto di cavarmela con l’inglese.
Ci hanno pensato Delano e Millidge a farmi cambiare subito idea.
No, dire che hanno un accento strano non è esatto, siamo oltre…
Delano evoca demoni sconosciuti ordinando semplicemente un caffè.
Millidge ha una sovrapproduzione di “A” e le mette alla fine di tutte le frasi.

Io e Andrea Rivi apprendiamo della vittoria di Povia a Sanremo a bordo di un Taxi.
Un Taxi che attraversa Napoli in contromano, nottetempo, a duecentoallora, in quarta fila nell’ingorgo, superando le altre macchine da sotto.

Alla cena Bonelli ho preso appunti.
Ero seduto vicino a Stefano Marzorati e a Nicola Mari, hanno parlato fitto fitto per ore di gruppi musicali esotici e per me alieni.
Ho scoperto l’esistenza dell’Elettro Clash, del post Country e di mille altre sonorità.
Scoprire cose nuove è sempre una figata.

Conosco un ragazzo sulla navetta, trattasi di Dez, apprendo dal suo biglietto da visita che è un regista e un coreografo di arti marziali.
Superando ogni barriera linguistica, e con il mio inglese da Toro Seduto, iniziamo a parlare di kung fu e di arti marziali come due bambini entusiasti.
Conveniamo che il più figo di tutti è Samo Hung, fat, faster and powerfull.

Claremont che dorme sul divanetto dell’area pro è uno spettacolo.
Ma forse non dorme.
Chiude gli occhi per tenere sotto controllo la continuity.

Ho avuto modo di passare molto tempo con Matteo Stefanelli.
E sono molto contento.
Credo che il ruolo di un critico sia quello di “spiegare alcune cose” attraverso le sue analisi.
Con me ci è riuscito, credo di aver capito molto parlando con lui, soprattutto per quanto riguarda la mia posizione nei confronti di quello che faccio.
E’ importante capire alcune cose, cambiare idea e prospettiva.
Grazie.

Il canale del National Geographic è molto pericoloso.
Non credo che farò mai un abbonamento a Sky, altrimenti non lavorerò mai più e mi chiuderò in casa per sempre.
Rientro in stanza per lavorare un po’, e mi ritrovo rapito dagli acari ermafroditi del Brasile e dalla Tigre del Bengala che nuota e va a sbranare i marinai direttamente sulle barche.

Del nuovo numero del Massacratore ne parlo dopo.

Sul pulmino che fa la spola dall’albergo al castello conosco due editor degli Umanoidi.
Chiacchieriamo in inglese, ho in borsa le mie cose e sono molto felice di fargliele vedere.
Conoscono Diabolik, anzi: Diabolìk e apprezzando molto Mambo Italiano.
Mi lasciano un catalogo con i loro gialli ambientati in epoche storiche, ma non capisco bene se è una proposta di collaborazione o se è semplice cortesia.
Complice l’ostacolo linguistico, indosserò la mia faccia di bronzo numero 27 e magari gli proporrò qualcosa…
Basta dirgli che sono Diegozilla, anzi: Diegosila!

Scopro con un certo imbarazzo che c’è una Troupe di MTV che mi cerca forsennatamente da ore.
Girano con una mia foto segnaletica, e sono passati un po’ dappertutto.
Mi trovano mentre suggo un’aranciata all’area pro.
Facciamo l’intervista e parliamo anche (molto) di Max Wave.
Ne avevo una copia, dovevo regalala a BiruBiru, confido in lui e nella sua bontà e giro la sua copia alla tipa di Mtv.

Incontro BiruBiru e finalmente posso dargli i fumetti promessi!
Tutti tranne Max, finito nelle mani di emtivì.
Lui è un figo e capisce.

Luca Genovese, Francesco Ciampi e il sottoscritto, rimaniamo a confabulare per ore a proposito di una cosa pazzesca che se si fa è la prova che il fumetto è il media più figo del mondo.

Dez, oltre a coreografare gente che si mena e a dirigere documentari su Alan Moore, ha scoperto un disegnatore italiano che gli piace un sacco: Paolo Bacillieri.
Ha preso Barokko e ne è rapito, io ho in borsa la riedizione Black Velvet (appena comprata) di Durasagra - Venezia über alles e mi sembra doveroso fargliene un gentile omaggio.
Omar!
Se leggi queste righe, mettimi da parte un altro volume!

Sono esposte le tavole di sceneggiatura di Alan Moore.
Osservo, misuro e faccio dei paragoni.
Io e lui, più o meno, descriviamo le scene nello stesso modo abbondante.
E’ la prova che non conta la quantità di parole ma la loro qualità.
Per cui, o divento più bravo o tantovale scrivere molto di meno!
🙂

Rosy, Rrobe, Leo, Lollo e Cristiano, li ho salutati 200 volte, gli altri molto meno.
Spero di rimediare…

Fumarsi una sigaretta, di fronte al panorama di Napoli che offre la terrazza del Castello.
E’ una figata.
Ne conviene anche Salvo, che non fuma, ma che mi accompagna volentieri.

La sceneggiatura di “Una Lacrima sul Viso” è un vero e proprio gioiello, anzi, tutto il libro è un vero e proprio gioiello, ma ne parlo per bene dopo.

Da Napoli Comicon mi porto a casa un sacco di belle sensazioni, di belle energie, è stato un bel bicchiere di vitamine.
Ne avevo bisogno.