Fumetti e treni che ho perso

I modi di dire non hanno mezze misure. Sono spietati nel loro essere idiomatici, gonfiano il petto con la loro presunta saggezza popolare e si fanno sotto. Pronti a menare. Sono meno educati dei proverbi, e non hanno nemmeno lo stesso gusto per la poesia. I modi di dire non sono delicati, ecco perchè li odio.
Tra tutti, quello che sopporto meno è legato ai treni. Quella frase che arriva e ti punge il fianco in modo fastidioso: perdere un treno, hai perso un treno che non passerà mai più. Quel treno, che nella realtà idiomatica è un’occasione, una meravigliosa opportunità che tu, siccome sei stolto, l’hai lasciata andare. Hai perso un treno, e lui non passerà mai più.
Ce ne sarebbe da dire sul motivo per cui si perde quel tipo di treno. Andando oltre la violenza del modo di dire.
Quel treno l’ho perso perchè a me il biglietto non l’hanno proprio venduto.
Quel treno l’ho perso perchè in prima classe il controllore non mi ha fatto salire, anche se ne avevo il credito ed ero vestito abbastanza bene.
E cosa succede quando perdi un treno?
Che te ne vai dalla stazione, magari sbuffando, ma lo sai che il tuo viaggio deve continuare. Quindi, se sei furbo non ti metti a rincorrerlo, ma prendi un taxi e vai all’aeroporto.

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