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Lo stile e la vita (2)

13 luglio 2005 • By

Prendo spunto dal commento di M.M. al mio post sullo stile di vita, per rispondergli e articolare meglio il mio pensiero.

Partiamo dal presupposto che a noi venga detta la verità, facciamo finta che i media, i politici, il WTO, la stampa e la tivvù ci dicano la verità, facciamo finta per un momento che tutti gli attori politici ed economici lavorino per l’interesse comune del libero cittadino occidentale.
Anche se il caso fosse questo, non credo che la ragione alla base del conflitto sia la mia libertà di andare a sentire i Metallica con la mia ragazza in minigonna e io con addosso una TShirt con su scritto Berlusca Boia.
Non sono le libertà individuali ad essere messe in discussione, il lavoro atroce che i media hanno fatto è quello di far credere a me, cittadino comune, che l’eventuale “integralista” stia attaccando le MIE libertà democratiche, i miei millenari diritti di origine ellenica, la mia civiltà, eccetera.
Ma non è così.
A mio avviso, lo scontro è su un altro livello, più alto e virtualmente invisibile.
Il nemico dell’ eventuale “integralista” è il totalitarismo corporativo che trasversalmente ci domina, sono le lobby industriali nei parlamenti, il sistema del signoraggio delle banche private, il rapporto di guadagno 100 a 1 tra amministratore delegato e operaio, l’orrendo lavoro dei governi fantoccio…
E’ questo lo stile di vita per il quale io devo morire?
No.
Ora immaginami ripreso dal basso, in bianco e nero con le ombre nette, immaginami con il dito puntato verso fuori campo e una macchina da scrivere tenuta sotto il braccio.
Io lo stile di vita corporativo sono prontissimo ad abbandonarlo, in cambio dell’unica vera alternativa possibile per avere un mondo migliore.
L’alternativa socialista.
Non credi anche tu che se la logica consumistico/corporativa/lobbystica venisse abbandonata, per un sistema economico basato sulle realtà locali, con sistemi energetici alternativi, con una equa distribuzione dei capitali, con una partecipazione dei lavoratori agli utili delle aziende per cui lavorano, con una comproprietà dei mezzi di produzione, magari qualcuno non guiderebbe un Cayenne ma vivremmo tutti un pochino meglio, senza rompere le palle a nessuno?
Devo ricordarti, per esempio, il rapporto che aveva Mattei con i paesi arabi?
Devo ricordarti anche la fine che ha fatto?
Devo ricordarti, per esempio, a che cosa stava lavorando Moro?
Devo ricordarti, anche alla luce dei recenti sviluppi sulla vicenda, che fine ha fatto?
Partiamo dal presupposto che a noi venga detta la verità, e che Osama esista davvero.
E uno può dire: Ma se quel bastardo ce l’ha con le corporazioni, perché uccide i civili?, e da qui partono milioni di discussione sull’atrocità, la mancanza di umanità, eccetera ecceterone.
Lo fa, perché da sempre lo facciamo anche noi, in casa nostra.
Se partiamo dal presupposto che ci dicano la verità, allora siamo in guerra, e in guerra i civili non esistono più.
Penso alle migliaia di contadini, vestiti di verde alla buona, con le scarpe di cartone, mandati di corsa contro i nidi delle mitragliatrici austriache, con i Carabinieri alle spalle, pronti a sparare in caso di ritirata.
Penso alle persone che sono tornate a piedi dall’ Africa alle fine della IIGM.
Oppure, non in contesto bellico, penso agli operai di Porto Marghera, e alle loro condizioni di lavoro fino alla seconda metà degli anni ’90.
Nella società occidentale i “civili” muoiono da sempre, se è il caso e se la voce in bilancio lo consente.
Fa parte del “gioco”, delle politiche internazionali, noi, da sempre, siamo voci sacrificabili.

Ma, visto che secondo me Orwell era ottimista, io credo che la situazione sia molto diversa.
Io, nel mio intimo terrore, non parto dal presupposto con cui ho aperto le frasi di prima.
Io sono uno psicocriminale, credo che Osama sia L’Eurasia del terzo millennio.
La Guerra è Pace
La Libertà è Schiavitù
L’Ignoranza è Forza
Orwell, che non aveva un creativo di un’agenzia pubblicitaria alle spalle, ha scritto dei concetti un po’ troppo forti, nel linguaggio global del 2000 questi tre concetti si scriverebbero così:
Guerra Preventiva
Rate a tasso zero
Tutto è intorno a te.
E dunque?
Io vivo nel terrore, aspetto che un agenzia demoscopica qualsiasi finisca la sua analisi, finisca il suo sondaggio e alla fine ci dia il suo verdetto sul grande dilemma:
Un attentato in Italia porterebbe i voti verso il governo in carica, oppure no?
Vista la tipicità unica dell’elettorato del nostro paese, io propendo per il no, ma non è detto.
I media ci stanno lavorando giù duro e oggi sui giornali si parla già di un probabile botto a Febbraio… mettono le mani avanti.

Torniamo al commento di M.M.
Sì, io ho potuto scrivere tutto questo perché viviamo in un paese occidentale e il mio stiledivita me lo consente.
E ci mancherebbe altro, mi viene da dire.
Guadagno in un anno quello che Montezemolo lascia di mancia al bar, potrò almeno dire quello che penso, no?
E ora…
Ora che il sottoproletariato è morto, come diceva Pasolini, ora che il concetto frontale del consumo è penetrato in tutti gli strati sociali, ora che nel gioco delle tre carte si allontana il concetto di scontro di civiltà ma lo si applica metodicamente tra le righe… io divento nemico.
Mi diranno di andare a dire queste cose in affaghanistann
Mi diranno che quellillà puzzano, ci rubano le donne, sono dei pazzi esaltati, che l’islam moderato non esiste, e che adesso siamo in pericolo per colpa di quelli come me.
Strano.
Partendo dal famoso presupposto suddetto, io credevo che il pericolo derivasse delle scelte di politica internazionale del nostro governo.
Credevo di essere in pericolo per via dell’estemo bisogno che ha l’ENI del petrolio di Falluja.